Mercoledì, 14 Agosto 2019 17:40

In ricordo del Ponte Morandi. I cani che abbaiarono a Genova abbaiarono anche a Parma

Scritto da Nicolò Bertolini

Ci sono un volontario della Croce Rossa di Parma, una poliziotta e due cani.

Una notte a Parma e una notte a Genova.

Lei è sovraintendente della Polizia di Stato di Genova, reparto cinofilo. L’ho conosciuta di persona. È stata protagonista, con uno dei suoi colleghi pelosi, durante una notte di servizio congiunto tra Polizia di Stato e Croce Rossa di Parma, in un’operazione di controllo della Sicurezza Stradale sul nostro territorio.

Il cane che abbraccia nella foto è Night Spirit, uno dei protagonisti di un’altra notte. La notte di Genova, a cercare dispersi e feriti sotto il ponte Morandi. Ne ha salvati ben sei nelle ore successive al crollo. Un lavoro incessante, una lotta contro il tempo per trovare i sopravvissuti, per evitare di dover aggiungere altri nomi a quella lunga lista di vittime innocenti del crollo di quella struttura. Un ricordo terribile, doloroso, indelebile. Il ricordo di un incidente che ha spezzato tante, troppe vite, in un modo assurdo ed inconcepibile. Furono tantissimi i professionisti del soccorso ed i volontari che accorsero per portare i soccorsi, tra le forze in campo c’erano anche tanti mezzi e volontari della Croce Rossa, che fin dal primo momento e nei giorni successivi hanno aiutato sia le persone coinvolte nell’incidente, che tutte le famiglie residenti in quartieri che, all’improvviso, hanno dovuto abbandonare per il pericolo di ulteriori crolli. Niente di ciò che è accaduto quel giorno potrà essere dimenticato, una tragedia che resta nel cuore di tutti noi.

La notte che abbiamo lavorato con la Polizia ho voluto a tutti i costi la foto con il cane che l’accompagnava(la foto superiore, fa parte di una stampa autorizzata). Un bambino giocherellone, all’apparenza, ma abbiamo visto tutti cosa possono fare per salvare le nostre vite.
Vi voglio parlare di loro. Di quella cagnolona timida e giocherellona, che correva avanti e indietro per il posto di blocco con una pallina in bocca, tra gli sguardi seri e stanchi dei poliziotti della Stradale. Mi ricordo che dopo ogni controllo voleva tornare nella sua cuccia nel furgoncino dei cinofili.

E mi ricordo della sua padrona. Che poi padrona è un brutto termine, è più la sua compagna di vita, come lei stessa si è presentata quella sera. Abbiamo scambiato due chiacchiere mentre sorgeva l’alba in mezzo alle volanti.
Ricordo che era molto seria, stanca. Ma mi concesse di fare la foto con il cane. Che poi non voleva nemmeno farsi abbracciare da questo sconosciuto vestito di rosso che pareva uno spaventapasseri.
Una poliziotta distinta e molto, molto professionale. Non voleva mostrare la stanchezza di un viaggio da Genova, la stanchezza di tante ore in piedi e al lavoro in una divisa che oggi non è vista sempre di buon occhio, nonostante tutto quello che fanno per noi, per la nostra sicurezza, per proteggere le nostre vite. Ricordo però che guardava la sua collega pelosa quasi come se guardasse una figlia. A lei sì che sorrideva. La coccolava, la abbracciava, la strapazzava.

Non sembravano nemmeno due agenti in servizio ma due protagonisti di quei film dove c’è sempre di mezzo un cane casinista che ne combina di tutti i colori, ma che risulta sempre determinante per il lieto fine. Quella notte la cucciolona un po’ pasticciona la era, una tenera pacioccona che non aveva la consapevolezza di essere al servizio dello Stato, per lei era un gioco, trovare la droga e avere in cambio un biscottino. Forse è anche per questo che li amiamo così tanto, fanno cose straordinarie, e le fanno quasi come se per loro fosse tutto un gioco.

Poi non ci ho più pensato. Sono passate diverse settimane ed ho rivisto la poliziotta. Non dal vivo ma in televisione. Con Night Spirit stavolta. Molto più stanca di quella notte, ma anche decisamente soddisfatta di aver contribuito con la sua squadra, fatta di piccoli e grossi quattro zampe, a salvare vite. E mi è tornato in mente tutto, tutto di quella notte passata assieme, delle sue parole su Genova, dell’importanza di questi cani per la nostra vita, di come hanno lavorato incessantemente per salvare le nostre vite.

E la cosa che più mi ha colpito è che non sono supereroi, non vivono nella Batcaverna in attesa di un segnale.

Lavorano, vivono e operano in mezzo a noi. Sulle strade di Parma, così come tra le rovine del Ponte Morandi. Per loro scavare tra le macerie alla ricerca di persone sopravvissute o “trovare” della droga nascosta è la stessa cosa.

Un gioco. Un bellissimo gioco.

Che non vuole in cambio nulla.

Se non un osso e una carezza.

Per noi invece, loro fanno la differenza.

Tra la vita e la morte.

cri

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