MSA, BLSD, RCP, 30 e 118. Tutte sigle che ci riguardano. Siamo quelli della automedica
E in quattro entrarono dalla porta. Due ragazzi e due signori più anziani. Avevano tra le spalle e le braccia di tutto. Uno zaino enorme, un defibrillatore con monitor, un aspiratore e altri due o tre zaini più piccoli. I due ragazzi erano serissimi. Poi vi era un uomo che aveva in mano solo la cartella e al collo un bellissimo fonendoscopio. Con lui una donna che rideva. Fortissimo.
Henry guardò il suo amico in divisa e gli chiese: “E questi chi sono?”.
Un ragazzo rispose prima del suo amico. “MSA, BLSD, RCP, 30 e 118. Tutte sigle che ci riguardano. Siamo quelli della automedica. Lui è il medico e noi i soccorritori. E tu chi sei?” concluse indicandolo amichevolmente.
“Un ragazzo che in questa giornata ha scoperto quasi tutto della CRI di Parma” esclamò Henry con entusiasmo.
“Bene, ma una cosa ti manca sicuro: l’automedica. Vieni a fare il check con noi!” ed Henry li seguì.
Li seguì in una stanza che era come un ambulatorio di quelli estremamente professionali. Armadi, lettino, frigorifero e altri oggetti curiosi. Henry stava per conoscere la 30. Una sigla speciale in Croce Rossa. La 30 è il veicolo più impegnato, assieme all'infermiere, nel salvare le vite umane di tutta la città. “Incidenti, infarti, crisi d’asma e qualsiasi altro problema grave ci siamo noi. Tutta la notte!” disse il ragazzo con molto entusiasmo. Poi aprì uno zaino enorme che aveva un bellissimo simbolo medico tatuato sulla parte superiore. Henry fu impressionato da quello zaino. C’era dentro di tutto. Attrezzi per intubare, farmaci a temperatura ambiente e farmaci freddi tenuti in una sacca apposta, fisiologiche e attrezzi per la respirazione, aghi e siringhe. Quella era la “sacca” da pronto soccorso più grande e bella che avesse mai visto. Un qualcosa che lo lasciava ammutolito e che avrebbe voluto saper usare anche lui. I tre soccorritori della 30 controllarono tutto. Ma quando dico tutto intendo proprio tutto. Ogni singolo sacchetto, ogni singola fiala, ogni singola boccetta era controllata. Qualsiasi cosa. Monitor, radio, aspiratore e altri due zaini usati per pazienti molto giovani o in caso di eventi particolari furono controllati. E i ragazzi erano serissimi. Non facevano neanche una risata mentre con attenzione controllavano il loro materiale.
“Le loro bacchette magiche” pensò Henry.
Si accorse che avevano finito quando la donna fece una risata acuta e anche il medico aveva uno sguardo molto soddisfatto.
“Sai” disse la donna “quante vite abbiamo salvato? Tante, ma tante davvero. È successo di tutto in questa città. Incidenti, traumi, feriti e ammalati. Di ogni sesso, religione ed età. E noi abbiamo aiutato il più possibile tutti”
“Non siamo infermieri” rispose uno dei due ragazzi “Ma ci sappiamo fare anche noi, ed il nostro punto di riferimento è il medico. Ogni sua parola è un ordine”. Henry era stupito, non pensava che anche in Croce Rossa si potesse aiutare così tanto i sanitari pur non avendo una laurea o un lavoro in ospedale.
“Sai giovanotto… abbiamo visto di tutto. Anche cose molto belle. Un bambino è nato davanti a me sotto il mio sguardo e sono stato il primo a tenerlo in braccio, un’anziana era disperata per un forte dolore a una gamba: bastò una puntura e le tornò il sorriso”.
Ma anche la donna voleva prendere la parola: “Sai il nostro segreto è stare calmi davanti a tutto, qualsiasi situazione. Molte persone se oggi possono stringere la mano a qualcuno è anche per merito nostro. E ti dirò non siamo pagati, ma il grazie che riceviamo alla fine di un servizio, a volte sibilato da un paziente che ha appena ripreso coscienza, è la ricompensa più grande. Ma poi ti dico, sulla 30 salgono volontari con almeno due anni di esperienza su ambulanze comuni così sono davvero molto pronti a dare il massimo a chi sta male…”.
Forse la donna voleva continuare a parlare ma fu interrotta dallo squillo della radio. Erano le otto. Era ora per Henry di andare a casa. E per quel personale uscire a salvare una persona. Non importava a loro nulla dell’età o del colore della pelle. La corsa era uguale in tutti i casi. E con zaini e monitor uscirono salutando i due ragazzi che rimasero in quella stanza finché la stessa sirena della 30 non li fece sobbalzare. Henry pensò che era ora di andare casa davvero. Salutò tutti quelli che erano in via Riva 2 in quel momento e mise la mano sul manico della porta da cui era entrato.
Ma prima di uscire fece un respiro profondo e chiuse gli occhi….